Alla ricerca dello spirito imprenditoriale
La Delega tecnologica
L'imprenditore nella complessità e nei mutamenti degli scenari di new economy
Strategia: antichi insegnamenti per l'imprenditore
Elogio della fortuna imprenditoriale
Dominare la nuova corte barocca imprenditoriale
Parchi tecnologici
Strategia ovvero la struttura in azione
Imprenditore ovvero Entrepreneur
Infomatica:una nuova frontiera

 

Elogio della fortuna imprenditoriale

"Fortuna": "nome della dea dell'Olimpo romano governante il destino degli uomini, spesso raffigurata bendata a indicare imparzialità" (1). Quindi, sinonimo anche di "sorte", generalmente benigna, ma non sempre. Sinonimo dunque di "caso" favorevole, che si avvera senza seguire alcuna legge e per questo imprevedibile, connotato dall'incertezza che si accompagna agli eventi di difficile programmazione.
Di contro, l'impresa economica è l'istituzione che attraverso molteplici tecniche di gestione cerca in tutti modi di programmare la propria vita nel futuro. E tuttavia proprio l'impresa, nella sua attività quotidiana, è costantemente soggetta agli influssi di Fortuna generando essa stessa scenari imprevedibili, frutto del grande gioco del caso.

FORTUNA E IMPRESA
Una sintomatica, bella testimonianza di questi discorsi è stata resa da Piero Ottone nel suo bel libro Preghiera o bordello (2), il cui sottotitolo chiarisce bene gli argomenti trattati: Storia, personaggi, fatti e misfatti del giornalismo italiano.
In particolare è molto interessante il racconto di Ottone su come "Repubblica" divenne un quotidiano e quindi, anche, un'impresa economica di grande successo.
Scrive l'autore: "Dopo una prima fiammata di curiosità, l'esordio fu faticoso. Gli errori di partenza si scontavano; e poi, deve sempre passare un po' di tempo prima che il pubblico si abitui a una nuova testata. Repubblica, […].
"Ma i fattori negativi, a uno a uno, furono corretti, come se una mano invisibile, dopo avere cospirato contro la nuova iniziativa, fosse intervenuta per aiutarla, e il miracolo, a poco a poco, cominciò a delinearsi; il miracolo del successo, cioè quella magica coincidenza di circostanze favorevoli, dopo tanti auspici negativi." (3)
Dunque, anche in questo caso è stata una mano invisibile a muovere i fili della fortuna, determinando il successo come evento definito "miracolo", in quanto imprevedibilmente incerto e perciò certamente non programmabile.

FORTUNA E INCERTEZZA
Un grande economista americano, Frank Hyneman Knight (1885-1972) in un suo celebre libro dal titolo emblematico Risk Incertainty and Profit, aveva individuato nell'incertezza una delle caratteristiche del mondo, una delle peculiarità nel cui ambito si muove l'impresa: "Quello in cui viviamo è un mondo di mutamenti ed un mondo di incertezza." (4) E ancora: "[…] la più alta forma di incertezza che non è suscettibile di misurazione e quindi di eliminazione. E' questa la vera incertezza che, prevedendo la conclusione teoricamente perfetta delle tendenze della concorrenza, dà all'organizzazione economica complessiva la forma caratteristica dell'"impresa" e tiene conto del particolare reddito dell'imprenditore." (5)
In questo quadro Knight richiama anche ed esplicitamente il fattore fortuna come elemento dominante di sopravvivenza nell'incerto scenario: "L'incertezza è uno dei fatti fondamentali della vita. Essa non può sradicare sia dalle decisioni economiche, sia da quelle di ogni altro campo. […] Se si considera il mondo quale esso è, un mondo dove tutti i disegni e tutti gli atti umani sono pieni d'incertezza, va aggiunto un [altro] fattore, il risultato della fortuna." (6)
Un'incertezza alla quale concorre l'azione dell'imprenditore, perennemente generatrice di innovazione nello scenario economico, proprio come aveva teorizzato un altro grande economista, l'austriaco Joseph Schumpeter, in uno dei suoi trattati più importanti: "La Teoria dello sviluppo economico" (7). Secondo Schumpeter: "Chiamiamo "impresa" l'introduzione di nuove combinazioni, e chiamiamo "imprenditori" quei soggetti economici la cui funzione consiste nell'introdurle." (8)

FORTUNA E INNOVAZIONE
Lo studioso austriaco precisa poi il ruolo che l'innovazione assume nel sistema economico in relazione alle esigenze determinate dai bisogni dei consumatori, essendo questi bisogni alle volte causa dell'innovazioni, ma più spesso da considerarsi come effetti delle azioni di convincimento anche inconscio, generate in maniera strumentale dagli imprenditori: "[…] le innovazioni nel sistema economico non avvengono di regola in maniera tale che prima sorgono spontaneamente nei consumatori nuovi bisogni e poi, sotto la loro pressione l'apparato produttivo riceve un nuovo orientamento. Noi non neghiamo il verificarsi di questo nesso. Però è il produttore che di regola inizia il cambiamento economico e i consumatori, se necessario, sono da lui educati; essi sono, come pure erano, considerati come persone che vogliono cose nuove, o cose che differiscono per qualche aspetto o per altro da quelle che sono abituati ad usare." (9)
L'incertezza, dunque, domina a monte lo scenario che caratterizzerà l'azione imprenditoriale, e se la fortuna sarà propizia quell'azione si connoterà poi con il successo. Ma quella stessa azione imprenditoriale genererà situazioni le cui manifestazioni concorreranno a determinare uno scenario fortunato qualora la mano invisibile del caso avrà voluto operare con benigna propensione, quella mano invisibile che Adam Smith aveva evocato per spiegare la formazione del benessere nazionale come evento generato casualmente dall'azione inconscia dei singoli produttori.

FORTUNA E PRODUZIONE
In sostanza, l'imprenditore decide di intraprendere la produzione sotto l'egida di un ragionamento egoistico, cogliendo i sintomi che la fortuna gli sottopone. Così, lui stesso diventa propositore di fortuna, concorrendo a promuovere il bene pubblico proprio mediante il perseguimento di quel suo tornaconto personale sollecitato da eventi il più delle volte imprevedibili, casuali, fortunati.
Ecco l'indimenticabile pagina in cui Adam Smith propone la "sua" mano invisibile: "[…] ogni individuo si sforza, nella misura del possibile, di impiegare il suo capitale a sostegno dell'attività produttiva nazionale, e di dirigere quindi tale attività in modo che il suo prodotto possa avere il massimo valore, ogni individuo opera necessariamente per rendere il reddito annuo della società il massimo possibile. In effetti egli non intende, in genere, perseguire l'interesse pubblico, né è consapevole della misura in cui lo sta perseguendo. Quando preferisce il sostegno dell'attività produttiva del suo paese invece di quella straniera, egli mira solo alla propria sicurezza e, quando dirige tale attività in modo che il suo prodotto sia al massimo possibile, egli mira solo al suo proprio guadagno ed è condotto da una mano invisibile, in questo come in molti altri casi, a perseguire un fine che non rientra nelle sue intenzioni. Né il fatto che tale fine non rientri sempre nelle sue intenzioni è sempre un danno per la società. Perseguendo il suo interesse, egli spesso persegue l'interesse della società in modo molto più efficace di quando intende effettivamente perseguirlo." (10)

FORTUNA E FATALITÀ
Nell'imprevedibilità di scenario, Fortuna, Caso, Sorte sovente decidono le azioni imprenditoriali con una connotazione diversa rispetto a quanto accade per volontà del destino o del fato, cioè per fatalità.
Norberto Bobbio, in una significativa pagina del suo De Senectute chiarisce la situazione "Non so neppure se la mia fine sarà dovuta al caso, imprevedibile e imponderabile, oppure al destino, e quindi a un evento previsto e ponderato sin dall'inizio dei miei giorni, da un potere a me sconosciuto. Non so né voglio sapere. Il caso spiega troppo poco, la necessità spiega troppo." (11) E ancora: "L'unica cosa che credo di avere capito, ma non ci voleva molto, è che la storia, per tante ragioni che gli storici conoscono benissimo ma di cui non sempre tengono conto, è imprevedibile." (12)
Gli avvenimenti che daranno origine alla storia dunque si manifestano negando il concetto di legge che, nella sua essenza, costituisce di fatto la negazione di impredicibilità, e soltanto ex post -- quando si saranno consolidati proprio nella storia -- potranno essere spiegati attraverso leggi-causali.

FORTUNA E DESTINO
Il Destino è "potere supremo, occulto che indipendentemente dalla volontà umana regola il succedersi di ogni evento" (13). Nel concetto di destino, come in quello di fato e di fatalità, si intravede un senso di inevitabilità, di ineluttabilità al quale gli individui non possono sottrarsi, a differenza di quanto sia possibile quando si parli invece di Fortuna o di Caso in grado di generare eventi accidentali, imprevedibili ai quali l'individuo può o non può assoggettarsi, rendendo così più o meno realizzabili le potenzialità connesse a quegli stessi eventi.
E quindi, Fortuna, Caso, Sorte che si manifestano senza una legge possono essere invece indotti dall'inevitabile legge del destino, del fato. Comunque gli effetti della loro azione rientreranno nella realtà non più come eventualità tipica degli accadimenti probabili, ma come certezza storica di ciò che si è di fatto già determinato.
L'impresa, dunque, soggetta a Fortuna, sempre imprevedibile, i cui effetti diventano legge quando si trasformano in gestione e quindi anche in attività produttiva, quell'impresa genera a sua volta eventi che nelle loro manifestazioni potranno determinare nuova Fortuna nello scenario in cui si collocano, diventando necessariamente fatti coordinati ex post dalla legge superiore del destino.

Note
1) Voce "Fortuna" in Aldo Gabrielli, Grande Dizionario Illustrato della lingua italiana, Vol. I, pp. 1517.
2) Pietro Ottone, Preghiera o bordello. Storia, personaggi, fatti e misfatti del giornalismo italiano, Longani, Milano, 1996.
3) Ibidem p. 346.
4) Frank H. Knight, Rischio, incertezza, profitto, "La nuova Italia", Firenze, 1960, p. 189.
5) Ibidem, p. 220.
6) Ibidem, pp. 333-339.
7) Joseph Schumpeter, Teoria dello sviluppo economico - Ricerca sul profitto, il capitale, il credito, l'interesse e il ciclo economico, Sansoni, Firenze, 1971.
8) Ibidem, p. 84.
9) Ibidem, p. 75.
10) Adam Smith, La ricchezza delle Nazioni. Traduzioni di Francesco Bartoli, Cristiano Camporesi e Sergio Caruso, Newton Campton Editori, Roma, 1995.
11) Norberto Bobbio, De Senectute e altri scritti autobiografici, Einaudi, 1996, p. 33.
12) Ibidem, p. 47.
13) Voce "Destino" in Gabrielli, cit., p. 1185.