Alla ricerca dello spirito imprenditoriale
La Delega tecnologica
L'imprenditore nella complessità e nei mutamenti degli scenari di new economy
Strategia: antichi insegnamenti per l'imprenditore
Elogio della fortuna imprenditoriale
Dominare la nuova corte barocca imprenditoriale
Parchi tecnologici
Strategia ovvero la struttura in azione
Imprenditore ovvero Entrepreneur
Infomatica:una nuova frontiera

 

Alla ricerca dello spirito imprenditoriale

L'imprenditore deve riscoprire lo "spirito d'impresa" attraverso forme di forte motivazione in grado di essere trasferita su tutti coloro che partecipano agli eventi imprenditoriali

di Gianfranco Dioguardi

In Italia vi è un predominio di piccole e medie imprese che, per la loro rilevanza, definiscono il "sistema paese". La loro dimensione è generalmente caratterizzata da alta qualità della produzione (il made in Italy), ma la loro esistenza è sempre connotata da rischi di sopravvivenza.
In particolare le piccole imprese nascono sempre da una intuizione dell'imprenditore che la propone sul mercato economico acquisendo così la figura dell'innovatore. Nell'attuale scenario quasi tutti i prodotti sono assoggettati a un ciclo rapido di obsolescenza che li fa fuoriuscire molto presto dal mercato. Così l'imprenditore deve avere la forza di esprimere una capacità di modificare le proprie intuizioni imprenditoriali rigenerando continuamente le attività produttive pena la perdita di competitività della propria azienda. Tutto ciò determina sui mercati nei quali le piccole e medie imprese si trovano a operare una turbolenza che assume natura endemica.
Il cambiamento continuo viene ancora di più enfatizzato da un mercato oramai globale, fortemente caratterizzato dalla new economy fatta di commercio elettronico e di informatica che spesso si trasforma in net economy, ovvero nell’economia delle reti di comunicazione e in particolare degli scambi attuati attraverso reti del tipo Internet. Proprio in questo mercato è oggi presente un’innovazione continua e costante che muta perennemente lo scenario in cui l’imprenditore deve operare, rendendolo incerto e turbolento.

Imprenditore-innovatore

L’imprenditore è quindi sempre più chiamato a svolgere quotidianamente il ruolo di innovatore che Joseph Alois Schumpeter (1883-1950), il grande economista austriaco naturalizzato negli Stati Uniti, gli assegnava nel momento in cui crea la sua impresa. Una situazione, questa, che viene ancor più enfatizzata dal fatto che oramai la maggior parte dei lavoratori dell’impresa sono diventati knowledge worker, ovvero professionisti della conoscenza che operano su macchine informatiche -- i computer -- per gestire prodotti, il più delle volte intangibili, costituiti sostanzialmente da informazioni. I prodotti stessi sono sempre più caratterizzati dai servizi con i quali vengono proposti ai clienti in uno scambio non più puntuale nel tempo (point output). Lo scambio, infatti, avviene in generale attraverso fenomeni continui (continuos output) che possono essere assimilati a un vero e proprio processo di manutenzione programmata, continua e costante sul prodotto oramai inteso come “servizio”.
Queste situazioni vanno orientate al fine di ricercare sul mercato quel vantaggio competitivo che il grande studioso di marketing, l’americano Michael E. Porter , ha teorizzato in un suo libro del 1985, Competitive Advantage , affermando: “Il vantaggio competitivo deriva fondamentalmente dal valore che un’azienda è capace di creare per i suoi clienti. Può assumere la forma di prezzi più bassi di quelli dei concorrenti a parità di benefici offerti, oppure può consistere nel fornire benefici con caratteristiche di unicità tali da compensare abbondantemente un prezzo più elevato, quello che si definisce di solito <<premium prices>>”. Così, Porter evidenzia come la gara competitiva si vinca spesso non sul prezzo più basso, ma sulla molteplicità e qualità delle prestazioni che determinano nel loro insieme il concetto di prodotto-servizio.

La qualità come strategia

La “qualità” deve essere perseguita non soltanto sul prodotto finale e sui servizi a esso collegati, ma sull’intero ciclo produttivo, e l’imprenditore deve perciò instaurare una “qualità totale” (total quality), da intendersi come fenomeno integrato della gestione aziendale. Una qualità, quindi, non più considerata semplicemente come caratteristica propria del prodotto la cui misura è riconducibile a un controllo di tipo statistico sulla rispondenza tra ciò che si è realizzato ed il relativo progetto. Una qualità, invece, tale da coinvolgere la totalità dei fenomeni aziendali e dunque anche l’organizzazione e l’atmosfera che deve caratterizzare l’ambiente interno dell’impresa, per diventare così una vera e propria “economia del sistema”, capace di prolungare nel tempo l’efficacia e l’efficienza delle prestazioni fornite.

Impresa rete

In questo quadro l’imprenditore deve saper organizzare in maniera flessibile la propria struttura imprenditoriale, seguendo le attuali tendenze delle teorie organizzative e dunque la forma di “impresa rete”.
“Rete” di tecnologie, oggi soprattutto informatiche, e in particolare di computer, ma anche rete di individui delegati e motivati sugli obiettivi complessi da realizzare e non più, come accadeva nel taylorismo-fordismo, su azioni semplici individuate dalla parcellizazione spinta del lavoro reso per questo poco motivante. L’impresa tende così sempre più a trasformarsi da semplice funzione di produzione a strumento di governo di processi complessi di natura socio-tecnica nell’ambito dei quali la ricerca applicata, lo sviluppo tecnologico, la diffusione dell’innovazione, la formazione avanzata diventano fenomeni da sviluppare per la sopravvivenza e per il conseguimento di successi significativi sui mercati globali. Così i tradizionali problemi di strategia e struttura vengono oggi affiancati dalla attività di "governance" rappresentando le tipiche espressioni della gestione imprenditoriale.
L'imprenditore si trova infatti a governare anche un’impresa rete di imprese che operano nel suo indotto, determinando nell’insieme quella che io chiamo la “Macroimpresa”, insieme di aziende orientate a realizzare gli obiettivi comuni specificatamente espressi dall’impresa generale di coordinamento e di governo.
Nell’“impresa rete” gli individui devono tornare a svolgere un ruolo creativo e innovativo essendo fortemente motivati nella loro missione aziendale, tanto che si può formulare una definizione di “impresa rete di individui che operano come imprenditori di se stessi”.

L o spirito di impresa

E il riferimento imprenditoriale torna a Schumpeter laddove identificava l’imprenditore come colui che, attraverso l’impresa, introduce innovazione nel sistema economico. Innovazione intesa come combinazione nuova di fattori produttivi e quindi sia come introduzione di nuovi prodotti in grado anche di determinare eventualmente nuovi mercati, sia come modificazione innovativa dei processi di produzione e della conseguente loro organizzazione.
Ma soprattutto induce nell'imprenditore che guida la rete operativa, a riscoprire lo "spirito d'impresa" attraverso forme di forte motivazione in grado di essere trasferita su tutti coloro che partecipano agli eventi imprenditoriali. Uno spirito d'impresa che deve saper ritrovare le proprie radici nella storia e, in particolare in quella straordinaria storia rinascimentale che vide nascere le prime imprese nelle botteghe artigianali dove arte e tecnologia venivano fuse per determinare prodotti di elevatissima qualità esportati in tutto il mondo allora conosciuto anticipando il concetto di globalizzazione.
Si delinea così l'augurio per il 2002, anno nella sua forma numerica un po' magico per il raddoppio del due e dello zero. Un augurio che possa concretamente realizzare l'aspirazione di instaurare un nuovo Rinascimento imprenditoriale, in grado di saper superare i terribili momenti vissuti all'inizio di un nuovo millennio.