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La delega tecnologica

Si possono individuare due grandi categorie di deleghe tecnologiche. La prima si verifica quando si affidano a macchine operatrici compiti che esse possono svolgere meglio e più rapidamente dell'uomo. La seconda è una delega che potremmo definire di natura intellettuale, mediante la quale vengono trasferite a macchine generalmente elettroniche funzioni e attività tipiche dell'uomo

di Gianfranco Dioguardi

"Delegare" significa affidare ad altri taluni compiti pur mantenendo la responsabilità del risultato; esercitando, quindi, una attività di controllo sul delegato.
Ciò comporta comunque una decisione, con una conseguente trasmissione di informazioni in andata dal delegante al delegato, e in ritorno a proposito dei risultati che si stanno conseguendo, cosi da consentire eventuali interventi. Le informazioni in andata possono essere suddivise in due categorie. Quelle da trasmettere al delegato per insegnargli ad operare - cioè regole di comportamento, di decisione, di azione comunicate una tantum quando si inizia il processo - e quelle, invece, di routine che consentiranno la vera e propria azione operativa sul cui risultato si effettuerà il processo di feedback.
La delega è attività antica, come denuncia chiaramente l'origine latina della parola formata dalla particella "de" che indica allontanamento o compimento di azione e "legare", ovvero mandare, cioè investire qualcuno della nostra autorità, cosicché ci rappresenti. Tutto ciò nell'accezione originale. Perché, poi, l'uomo si è avvalso della tecnologia per svolgere alcune funzioni, trasferendo a essa parte dei compiti che inizialmente doveva compiere personalmente. E' un po' la storia dell'attività artigianale che si trasforma in organizzazione industriale.
E' possibile sostenere genericamente che l'efficacia di un'informazione è direttamente proporzionale alla velocità di ottenimento della stessa. E' preferibile, cioè, un'informazione poco precisa, ma attuale piuttosto che una informazione molto precisa ma ormai inattuale. Comunque, il concetto di attualità e di non attualità dell'informazione sui fatti che accadono nell'ambito del nostro controllo innesca alcune meditazioni.

La trasmissione dell'informazione operativa

Il tempo di percezione di un fatto, di un evento, di un risultato (informazione) non è mai immediato rispetto al momento del suo accadere, né può essere ridotto a piacere. Ciò significa che la nostra decisione sulla risposta da dare all'evento così come l'abbiamo percepito si realizza il più del­le volte quando il fatto è già avvenuto. Anche nel caso di delega, la trasmissione dell'informazione operativa sulle decisioni assunte occupa un tempo comunque finito: si può cercare di contenerlo il più possibile, ma non può essere ridotto a piacere.
Si pongono allora due problemi. Fare in modo di poter intervenire su avvenimenti che sebbene accaduti non abbiano effetti negativi e irreversibili, in modo che l'intervento possa avere efficacia. Il secondo problema, più complesso e comunque legato al primo, è quello di operare nell'ambito di processi dove i tempi di trasmissione delle informazioni (su decisioni prese e su risultati conseguiti) - tempi, come si è detto, finiti e tali da non poter essere ridotti a piacere - rimangano perlomeno dello stesso ordine di grandezza in tutte le fasi del processo. Il che accade abbastanza naturalmente là dove i protagonisti (delegante-delegato) siano esseri umani. Il fatto si complica quando nel processo si coopti l'elemento tecnologico - il computer - e la catena della delega diventi del tipo: delegante umano-delegato tecnologico-controllo tecnologico e/o umano.
Il fatto si complica proprio perché in questo caso non vengono rispettati gli ordini di grandezza nei tempi di percezione e di risposta degli avvenimenti di cui si è protagonisti, e il controllo di fatto non può più essere attuato correttamente.
Siamo allora in presenza di una "delega tecnologica" dove l'affidamento di un compito avviene a una macchina sulla quale, perché i risultati siano conformi agli obiettivi perseguiti, va mantenuto comunque un controllo, sia pure di carattere generale.

Due tipi di deleghe tecnologiche

Si possono individuare due grandi categorie di deleghe tecnologiche. La prima, più tradizionale e di tipo manuale, si verifica quando si affidano a macchine operatrici compiti che esse possono svolgere meglio e più rapidamente dell'uomo. Questa funzione è quella che di fatto ha sostituito l'organizzazione tayloristica del lavoro trasferendola dall'uomo alla macchina (robot).
La seconda è una delega che potremmo definire di natura intellettuale, mediante la quale vengono trasferite a macchine generalmente elettroniche - computer e, più recentemente, versioni di sistemi esperti (intelligenze artificiali) - funzioni e attività tipiche dell'uomo nella sua qualità di essere pensante capace di proporsi obiettivi, analizzare la situazioni, scegliere le azioni da compiere per conseguire i risultati sperati, controllarli ed eventualmente modificare le situazioni in modo da effettivamente raggiungerli. Mi riferisco alla delega più o meno ampia che si effettua proponendo al computer il processo decisorio in parte o nella sua globalità.
Nel caso di delega tecnologica i fattori in gioco-uomo-macchina lavorano generalmente con tempi di risposta i cui ordini di grandezza differiscono fra loro.
Le caratteristiche proprie della "delega tecnologica", proposta dall'uomo al computer quando gli attribuisce alcune facoltà decisorie (specifiche risposte operative a precisi input), portano alla formulazione di un "principio di autonomia" con un conseguente stato di "indeterminazione" nell'azione dell'elaboratore che diviene, nell'ambito di certi intervalli di tempo, di fatto ingovernabile dall'essere umano che lo ha delegato.
Farei risalire a Herbert A. Simon, premio Nobel per l'economia, la formale investitura di delega di facoltà umane all'elaboratore nell'ambito delle attività aziendali.
In The Shape of Automation Simon interpreta il manager come autore di decisione, e suddivide queste in decisioni "programmate" (di routine, che si ripetono nel tempo) e "non programmate"(di pratica aziendale, insolita, improvvisa e non strutturata). Le prime sono delegabili a un computer mentre le secondo rimangono di dominio dell'uomo. Il trasferimento del processo decisionale al computer era allora agli inizi quanto a inserimento nell'ambito aziendale. Oggi, è presente in maniera sostanziale e tende sempre più ad ampliare la sfera delle decisioni delegabili al computer man mano che questi, da semplici anche se rapidissime macchine, diventano sofisticati sistemi esperti capaci di esprimere le proprie risposte operative sulla base della esperienza che essi stessi sanno accumulare. Per questo è invalso l'uso di chiamarli, con un eufemismo oggi di moda, "intelligenze artificiali".
Il che pone in evidenza un primo pericolo di carattere generale sul quale è bene richiamare l'attenzione degli addetti ai lavori: l'uso del computer tende a divenire abuso, e come ogni esasperazione può comportare danni anche irreparabili per il normale fluire degli eventi.

Il problema decisionale

Quanto al problema decisionale propongo una classificazione differente da quella di Simon, basata sugli effetti che le decisioni comportano. Chiamerei "decisioni reversibili" quelle i cui effetti possono essere in qualche modo condizionati da successive decisioni, mentre indicherei come "decisioni irreversibili" quelle che una volta innescate producono effetti su cui non è possibile operare alcun intervento significativo.
La delega tecnologica "manuale" effettuata su macchine operatrici rimane generalmente nell'ambito degli effetti reversibili. Un pezzo prodotto che non segue gli standard assegnati può essere eliminato. Le lavorazioni se non in linea con gli obiettivi, possono di solito essere assestate in tempi tecnici tali da non compromettere seriamente il processo nel suo insieme.
Diverso è il discorso sulla delega tecnologica per così dire "intellettuale", che si realizza nell'ambito della collaborazione uomo-elaboratore.
Il computer, anche nella sua versione di "sistema esperto - intelligenza artificiale", può fornire decisioni (risposte a specifici input) sbagliate aventi effetto di natura irreversibile. Le decisioni di risposta possono essere non idonee perché lo scenario, mutato in maniera troppo rapida, impone una modifica dei programmi imposti all'elaboratore senza che si abbia il tempo di effettuare i corrispettivi cambiamenti. Si possono avere decisioni (risposte) non corrette perché gli input di stimolo per eventi non prevedibili sono al limite di soglia, in quella linea d'ombra in cui non è perfettamente determinabile il campo di regolare applicazione delle leggi inferenziali che sono state attribuite al computer affinché esprima la sua "intelligenza artificiale" o manifesti la sua esperienza di "sistema esperto".